Once Upon a Time, i cataloghi delle fiabe

Once upon a time

La locandina di Once upon a time, sempre con 'sto blu, però

Post di puro cazzeggio, che ogni tanto ci vuole per passare il tempo, reduce dalla visione della nona puntata del serial Once upon a time. Da tempo ormai seguo più telefilm che lungometraggi, che vedo poco spesso magari recuperando vecchie pellicole (recentemente dal divano ci siamo sbafati La storia fantastica, Un biglietto per due, Gremlins, Christine la macchina infernale, che era il più recente). I telefilm li riesco a infilare nei ritagli di tempo e spesso li trovo più interessanti, soprattutto nel campo “di genere”, dove vuoi i budget ridotti o la serialità imposta, ma le scelte di sceneggiatura sembrano più riuscite che nei film che affollano le (carissime) sale cinematografiche. Non che sia tutto oro, per Cthulhu no, soprattutto quando tirano la corda stagione dopo stagione annacquando la salsa, però capita qualche bella esperienza.

È il caso di questo Once upon a time, rivisitazione di tante favole classiche, che cerca di amalgamarle con un tono fantasy dark, tra streghe piuttosto discinte e personaggi classici che la Disney ha riproposto in chiave buonista negli ultimi decenni. Qui il presupposto è tutt’altro che felice: Un giorno [i personaggi delle fiabe, NdM] si ritrovarono intrappolati in un posto dove tutti i loro lieto fine erano stati rubati. Il nostro. E chi può dargli torto, vedendo dove stavano, tra animali che cantano e principi sempre pronti a battersi contro le ingiustizie, che il nostro sia molto peggio dei loro mondi?
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Sine Requie Anno XII – Soviet – Matteo Cortini e Leonardo Moretti

Ultia

C’è stato un tempo in cui giocavo di ruolo, ma erano davvero tanti anni fa, e si giocava a Il Richiamo di Cthulhu e qualche tentativo a D&D. C’è stato un altro tempo, in cui giocavo di ruolo, questa volta pochi anni or sono. Con un gruppo di triestini conosciuto cercando tra i forum tra i quali figure importanti del sito Il Quinto Clone (che nemmeno sapevo cosa fosse a quel tempo); si giocò a D&D “classico” con la Rulepedia e a GURPS, ed era proprio come i veri quindi coi dadi tra le scatole di pizza doppia cipolla e i bottiglioni di birra Coca-Cola e discorsi su come pompare al max i personaggi.
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Fuga dall’Altrove, un libro game in formato eBook

Post vintage, roba di altri tempi. Ormai, cinque anni. Cinque anni dalla prima e per ora unica gita nell’Altrove, cinque anni dal primo mini libro game che ho scritto. A tanto tempo da quel racconto-gioco, creato per testare il mio software Libro Game Creator, qualcuno dentro Librogame’s Land (dove stanno cercando di convincermi a fare anche Obscura Genesi in eBook…) ha pensato di recensirlo, creando una scheda nell’apposita sezione del sito.
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Recensione: Hellboy B.P.R.D. #10 – L’avvertimento di Mike Mignola, John Arcudi, Guy Davis

B.P.R.D. #10 L'avvertimento di Mike Mignola

B.P.R.D. #10 L’avvertimento di Mike Mignola

Il percorso dell’ufficio per la ricerca e la difesa del paranormale ha portato questa che era una costola (spin off per gli esperti) del più noto Hellboy a superare in qualità il suo genitore. Svincolato dal legame col folklore più classico (da sempre asse attorno al quale ruotano le vicende del ragazzo infernale) e dal binomio nazisti-magia (che diciamolo ha pure un po’ stancato ormai) ha beneficiato di una visione molto più ampia.

Si potrebbe affrontare un discorso che cerchi di analizzare il parallelismo tra gli avvenimenti nelle due serie, da sempre tra loro interconnesse.
Da un lato ci sono le modifiche nel mondo cosidetto sottile, il micro cosmo magico, motore delle avventure di Hellboy, dove il nemico è nascosto, anche se gigante, immenso, appartiene a un regno che tenta d’interfacciarsi col materiale, fallendo.
Dall’altro le apocalittiche guerre sostenute dal BRPD, epici scontri con divinità incarnate le cui conseguenze coinvolgono intere città, come la Berlino semidistrutta di questo numero 10.
Due mondi interconnessi ma diversi, anche dalla scelta di adottare nuovi disegnatori nel B.P.R.D., con colorazioni vive e feroci, che si allontanano dalle tinte scure e dagli spigoli netti delle tavole dell’Hellboy di Mignola.
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