Archeologia videoludica: Dark Corners of The Earth (2005)

Siamo a poche settimane dall’uscita di due videogame che potrebbero settare un nuovo standard ne I giochi di Cthulhu [1]. L’intrattenimento digitale sospeso tra orrore e follia per il quale ringraziamo l’immortale Howard Phillips Lovecraft. I trailer di The Call of Cthulhu e The Sinking City promettono cose stupende. Ma da queste parti siamo fan del vintage e questo post ricade di diritto nella rubrica archeologia videoludica. Dimentichiamoci shader di prossima generazione e vagonate di poligoni per tornare con Dark Corners of The Earth a un’epoca non troppo lontana, quando a Dunwich le fattorie erano tutte intere e a Innsmouth il pesce era sempre bello fresco.

A guardare i log di Steam le mie prime partite risalgono a un 2015 che non ricordo, ma so bene che ce ne sono state altre su un XBox del quale ho perso le tracce quando l’ho barattato per una più recente console della Sony. In tre anni l’ho ripreso e mollato perché il tema e la realizzazione davvero notevoli non erano sufficienti a contrastare vagonate di frustrazione nei passaggi più lunghi e difficili. Ma come si dice anche l’acqua scava la roccia e alla fine ci sono arrivato. In tre anni e con 40 ore di gioco circa.

Innsmouth, 1920

dark corners of the earth

In Dark Corners of The Earth prendiamo le parti di Jack Walters, un investigatore privato le cui vicende sono sospese tra due dei racconti noti di Lovecraft: The Shadow out of Time (La tenebra calata dal tempo) e The Shadow over Innsmouth (La maschera di Innsmouth). In questo senso il gioco pecca di originalità e di un eccesso di “fan service”, andando a pescare a piene mani dalle due opere dei cui protagonisti il nostro investigatore è una sorta di fusione. Dopo aver assistito alla terrificante apparizione di una creatura aliena ed aver passato i successivi cinque anni in un istituto per le malattie mentali, Jack abbandona il lavoro da poliziotto per dedicarsi a più tranquille indagini private. Queste però lo condurranno al porto di Innsmouth dove conoscerà i misteriosi traffici della famiglia Marsh ed entrerà nuovamente in contatto con creature inumane.

dark corners of the earth

Dark Corners of The Earth è un survival horror con pochi enigmi e molte sparatorie, supportato da buone idee che trasmettono lo stato fisico e mentale del protagonista: abbiamo le vertigini quando guardiamo in basso da qualche cornicione dove siamo finiti fuggendo dai deep one; la sanità mentale cala di fronte a spettacoli orrendi e ci potrebbe portare al suicidio; se veniamo feriti alle gambe zoppichiamo e se non ci si cura in fretta le ferite peggiorano; tenere l’arma puntata troppo a lungo ci farà stancare e porterà a peggiorare la nostra mira.

Giocare oggi

La versione di Dark Corners of The Earth presente su Steam funziona abbastanza bene, se si escludono alcuni glitch visivi durante il caricamento. La cosa più grave è un problema di visualizzazione presente da Windows Vista in poi, che non permette di proseguire col gioco. Una volta preso il largo verso lo Scoglio del Diavolo dovremo usare il cannone a prua per colpire sulla terraferma tre maghi alieni. Purtroppo sui sistemi moderni questi non vengono visualizzati. Dopo alcuni tentativi infruttuosi di sparare a caso sono andato a cercare informazioni e mi sono imbattuto in uno di quegli innumerevoli casi in cui un programmatore ha risolto il problema, realizzando un programmino che applica patch a vari elementi del gioco e ne migliora la grafica. Superato lo scoglio si prosegue senza problemi, affrontando perfino il grande Dagon.

Dark Corners of The Earth non può competere su nessun piano coi giochi più moderni, la grafica è datata, i controlli ostici, il sonoro nulla di tale, ed è consigliabile solo a chi sia davvero fan di HPL (e non abbia voglia di aspettare i titoli “next gen”). Dal canto mio ci sono alcune chicche ben realizzate, come la fuga da Innsmouth e lo scontro con il grande Dagon, che lo hanno reso comunque piacevole da giocare.

[1] – l’articolo è stato programmato un bel po’ di tempo fa. Solo oggi mi sono accorto che dei due titoli di cui si parla nell’incipit uno è già uscito, Call of Cthulhu, con esiti abbastanza deludenti. La data d’uscita di The Sinking City è invece stata recentemente positicipata di qualche mese.

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